Scopri Brescia con Filomoon

Via Panoramica, 42

Da sempre alimenta la fantasia e la curiosità dei bresciani: è la tomba del Cane, il monumento che con la sua insolita cuspide medievaleggiante sbuca tra le belle dimore storiche dei Ronchi. Leggenda vuole che sia stata realizzata da un facoltoso bresciano per custodire i resti dell’amatissimo cane, ma in realtà si tratta di un maestoso mausoleo costruito da Rodolfo Vantini negli anni ’50 dell’Ottocento per ospitare le spoglie del ricco commerciante Angelo Bonomini. A causa delle leggi napoleoniche che proibivano le sepolture dentro le mura cittadine è sempre rimasto vuoto, tranne che per un unico fugace momento: si racconta che durante la dominazione austriaca, una donna bresciana disperata per l’arresto del marito si sarebbe incontrata segretamente nottetempo alla Tomba Bonomini con un soldato straniero per avere notizie del consorte. Dopo aver tentato di usarle violenza, il militare venne azzannato dal mastino della donna che però morì poco dopo insieme alla padrona, uccisi dai colpi di rivoltella dell’austriaco. Da quel momento venne chiamata “la tomba del cane” e si racconta che qui ogni anno, nelle notti di primavera, appaia il fantasma della donna velata e si possano sentire dei lugubri latrati…

Strada del Soccorso, ingresso Castello di Brescia

Questa strada suggestiva venne costruita alla metà del Trecento come segreta via di fuga nel caso di assedio al castello. Collega infatti l’interno della fortezza a una piccola porta (Pusterla) ricavata nelle antiche mura settentrionali della città. Ma per Brescia questo passaggio fu per ben due volte sinonimo di “nemico”: è da qui infatti che nel febbraio del 1512 entrò l’esercito francese del terribile Gaston de Foix che percorrendo la strada in senso contrario introdusse migliaia di soldati, guasconi e lanzichenecchi, che dall’alto scatenarono poi la loro furia sulla città con violenze e saccheggi durati tre giorni e costati migliaia di vittime. Il triste episodio è noto come Sacco dei Francesi e fu la pagina più dolorosa e atroce della storia bresciana. L’orrore e la beffa purtroppo si ripeterono durante le Dieci Giornate del 1849, quando con la stessa strategia fu il tenente maresciallo Haynau a condurre in castello migliaia di soldati imperiali pronti a distruggere Brescia.

Corso Giuseppe Zanardelli, 9/A, Brescia

Lungo corso Zanardelli, la via dello shopping bresciano, giganteggia il Teatro Grande, uno dei più belli d’Italia! Nato nel Seicento per iniziativa dell’Accademia degli Erranti (un circolo di nobili ed eruditi bresciani), venne ricostruito con le forme odierne a inizio Ottocento e chiamato Grande in onore di Napoleone. Qui hanno calcato il palcoscenico le maggiori celebrità dello spettacolo da Maria Callas ad Arturo Benedetti Michelangeli, e nel 1904 andò in scena con trionfo la prima della nuova Madama Butterfly di Puccini. Non dimenticare di curiosare o di sostare per un caffè nello splendido Ridotto, la stanza settecentesca che precede l’ingresso alla Sala spettacoli: è interamente decorata con affreschi allegorici e scene ricche di curiosità… se guardate bene c’è pure una scimmia con gli occhiali! In questa sala suggestiva è stato girato il video La primavera di Jovanotti.

Piazza Loggia, Brescia

Sapevate che anche Brescia ha la sua “statua parlante”? Si tratta della Ludovica della Loggia, per i bresciani la Lodoiga! Oggi la trovate sotto il porticato del nostro palazzo pubblico ma un tempo avrebbe dovuto trovare spazio in bella vista sul ballatoio.
Venne scolpita nel Cinquecento per rappresentare l’allegoria della Fede, una delle virtù del motto “Brixia Fidelis Fidei et Iustitiae” che notate sempre sulla facciata della Loggia. Le statue di Fedeltà e Giustizia trovarono posto, lei invece fu sostituita dalle figure dei patroni e trasferita in basso davanti al palazzo. Da quel momento i bresciani iniziarono a usarla come loro “portavoce” attaccandovi bigliettini con anonime lamentele e accuse contro il governo cittadino e venne soprannominata la Lodoiga per la somiglianza con la nobile poetessa settecentesca Ludovica Fe D’Ostiani, nota chiacchierona e lingua biforcuta della città!

Via Annibale Calini 9, Brescia

Sotto il centro storico c’è una Brescia che non t’aspetti e per scoprirla basta varcare questa porta rossa! Solo così si può accedere alla “Brescia Underground”: una città sotterranea fatta di fiumi e torrenti che un tempo scorrevano a cielo aperto nel centro storico e rendevano Brescia una vera “città d’acqua”. Nei secoli scorsi questi canali erano la forza che muoveva mulini, magli e opifici intorno al quartiere del Carmine e venivano sfruttati da conciatori di pelle e tintori dei laboratori artigiani della stessa zona. Per questioni igienico- sanitarie vennero interrati nell’Ottocento ma entrando da quella porta e camminando in questi fiumi si può riviere la vita operosa del passato e scoprire il lato “sotterraneo” di molti edifici storici del centro.

in uscita a maggio

Via dei Musei 16, Brescia

No, non siete in Puglia e nemmeno in Alto Adige anche se quel curioso edificio che potete sbirciare in un vicoletto quasi invisibile del centro storico sembra davvero un trullo fuori posto o una copertura nordica! È il tetto a cono della chiesetta rotonda di San Faustino in Riposo (detta anche di Santa Rita), piccolo luogo di culto che passa spesso inosservato, nascosto com’è sotto la Torre di Porta Bruciata. Qui un tempo passavano le antiche mura di Brescia con una delle porte principali per l’ingresso in città ed è qui che nel IX secolo, durante il trasporto delle reliquie dei martiri Faustino e Giovita, avvenne il miracolo del loro sanguinamento: per permettere ai fedeli di venerarle, i resti dei due santi “riposarono” sotto la porta per alcuni giorni e a ricordo dell’evento venne costruita la chiesa, che prese questa forma così unica e particolare nel XII secolo, dopo il terribile incendio che devastò questa zona della città e annerì anche la porta, da allora soprannominata “bruciata”.

Dove e quando vuoi, Brescia

Se passi da Brescia non puoi tirarti indietro: quando scatta l’ora dell’aperitivo è tempo del Pirlo! Più iconico di polenta, spiedo e casoncelli, è questo il vero must che scorre nel DNA dei bresciani. Il nostro storico aperitivo nasce in epoca remota, probabilmente nel mondo contadino, forse dall’esigenza di rendere più gradevole del vino bianco da tavola non particolarmente pregiato. Nel tempo è diventato il protagonista incontrastato dei nostri aperitivi ma la ricetta è sempre rimasta la stessa a base di vino bianco rigorosamente fermo e bitter, con uno spruzzo di Seltz sul finale che farà “pirlare” (capovolgere) la bevanda nel bicchiere. E alla fine non importa se al Campari preferisci il più delicato Aperol, l’importante è che non lo chiami Spritz!

Via dei Musei, Brescia

Stiamo passeggiando tra i resti suggestivi di quello che un tempo era uno dei teatri romani più grandi del nord Italia, capace forse di contenere fino a 15 mila spettatori! Qui, seduti sulle gradinate che poggiavano sul colle Cidneo e arrivavano fino a 30 metri d’altezza, gli abitanti dell’antica Brixia potevano assistere gratuitamente a commedie e tragedie offerte dai patrizi della città per anniversari o celebrazioni importanti. Potevano presenziare agli spettacoli anche i plebei ma erano confinati nelle gradinate più alte, lontane dal palcoscenico, mentre i patrizi e gli ospiti d’onore trovavano posto in basso, davanti agli attori e all’orchestra.
Le rappresentazioni duravano molte ore e venivano organizzate di giorno per sfruttare la luce del sole. E nel caso di pioggia? The show must go on! Eh sì, esisteva un sistema di coperture con tendaggi che coprivano l’intera struttura e garantivano allo spettacolo di continuare!

Piazza della Vittoria, Brescia

Quanto può pesare un tempo sospeso? È la domanda che ci rivolge Stefano Bombardieri, scultore bresciano noto in tutto il mondo, che con il suo mastodontico e iconico rinoceronte appeso a mezz’aria nel Quadriportico di Piazza della Vittoria ci invita a riflettere sulla percezione del tempo durante i difficili mesi del covid e del lockdown, nei quali abbiamo vissuto come animali bloccati, desiderosi di tornare a terra in un sentimento di incertezza che cambia da persona a persona, da uno stato d’animo all’altro.

in uscita a settembre

Via Ventura Fenarolo, Brescia

Ecco un altro dei luoghi più instagrammati di Brescia! È “l’arco con i bigliettini” che sorge proprio davanti alla maestosa chiesa di Santa Maria del Carmine, cuore del quartiere più vivace e popolano del centro storico.
Si tratta di un’installazione di Antonio De Martino chiamata “L’eroico commentario”: qui l’artista ha appeso all’antico volto pagine sulle quali i passanti possono leggere aforismi e pillole di saggezza. Un piccolo dono gentile, un invito a guardarsi intorno e fare attenzione a ciò che ci circonda, invece che passare sempre di fretta e con gli occhi calati nei luoghi pieni di storia. Dopo aver scattato, soffermatevi a leggere e scegliete la vostra frase preferita!

Via delle Barricate, Brescia

Scendendo da questa scalinata che collega il Castello con il centro storico, si può amirare la città dall’alto e allo stesso tempo rievocare uno dei momenti più importanti della storia di Brescia. La via delle Barricate infatti ricorda i combattimenti delle Dieci Giornate del 1849, quando i bresciani insorsero contro il dominio degli Austriaci, combattendo da soli per dieci lunghi giorni contro un intero esercito. Nei pressi di questa via, i cittadini avevano costruito possenti barricate per impedire la discesa del nemico dal castello e fu qui che nella nona giornata (31 marzo) ci furono gli scontri più memorabili: nascosti nei vicoli e dietro le finestre i nostri assaltarono i migliaia di soldati imperiali e li travolsero, provocando il loro dietro-front. Non bastò questa astuzia a salvare Brescia dalla distruzione, ma l’eroismo e il coraggio con cui i bresciani combatterono valse alla città il soprannome di “Leonessa d’Italia” con il quale ancora oggi è conosciuta.

Vicolo Diagonale, Brescia

Quanto amiamo passeggiare tra i vicoli del quartiere del Carmine! Anche andando a caso, senza una vera meta puoi trovare sempre qualcosa di suggestivo. Nato come quartiere medievale di laboriosi artigiani, tra fiumi e botteghe, nei secoli è stato costantemente il quartiere dell’accoglienza, aperto a tutti (e a tutto!), pieno di affascinanti contraddizioni, era il quartiere dei lavoratori e delle prostitute che ti attendevano con la seggiolina nei vicoli, ma anche di possenti palazzi nobiliari nascosti dietro sobrie facciate. Ancora oggi il quartiere mantiene la sua vocazione multiculturale, vero melting pot in costante trasformazione e fermento ma profondamente radicato nel suo passato, e da qualche anno ha iniziato a riempirsi di murales e opere di street art diffusi tra pareti e vicoli nascosti. Divertitevi a cercarli e non dimenticate di passare da quello dell’artista Yaz di Vicolo Diagonale: un murales bianco e nero, potente e malinconico, che riflette sulle fasi evolutive della vita, dall’infanzia alla vecchiaia, in un intreccio di lacrime, gioia e dolore.